- Toscana
anno 2021
Val Romana
Dal 23-05-2021
Descrizione
Visita al primo piano dell'abitazione, alla cappella e al mulino
Dimora
Un Decimario (registro dei beni soggetti alla decima) trecentesco ci documenta l’esistenza a Val di Romana di una chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo. Prime notizie documentate risalgono al 1297: 4 eremiti, che si definivano “Fratres de Poenitentia”, si trovavano a Val di Romana. Questi si rivolsero al vescovo Ildebrandino dei conti Guidi chiedendo di poter aggregare altri 5 eremiti e di poter avere un sacerdote a cui rivolgersi nei loro bisogni spirituali (il vescovo li accontentò). Nel 1449 la Badia (chiesa delle sante Flora e Lucilla in Arezzo, appartenente ai benedettini) acquista Val di Romana. Nel 1464 viene utilizzata come rifugio per sfuggire alla peste. Mancano notizie scritte per quasi due secoli fino a che, nel 1688 si ha notizia di attività di restauro del sito e di ripopolamento arboreo (olivi e cipressi). Altre attività di riparazione sono documentate nel 1701 e negli anni successivi (vengono rifatte le camere, l’abate ed i monaci utilizzano il sito per “ricreazione”, vengono risistemate la casa e la strada). Nel 1725 viene costruita una nuova chiesa, viene fatto un pozzo, viene aggiunto un braccio allo stabile e sono effettuati lavori agricoli (mandorli, vigne, oliveti). Nel 1759 viene fatta la muraglia a scarpa e raddoppiata la piazza. La soppressione napoleonica del 1810, che tolse ai benedettini la chiesa di Santa Flora e Lucilla con l’annesso monastero, determinò la soppressione definitiva del monastero verso il 1820. L’immobile ed i terreni furono poi venduti e fu dal sig. Maurizio Sperli Giuliani (MS timbrato a fuoco su alcune porte e mobili) che Ettore Balbi li acquistò con atto pubblico del 10 Gennaio 1900, come dote per la figlia Bianca. L’immobile venne poi restaurato sia da Ettore Balbi che dal marito di Bianca, Antonio Nuti, ufficiale medico originario di San Piero in Bagno, conosciuto da Bianca quando, come crocerossina, svolgeva attività di soccorso ai feriti, durante la prima guerra mondiale. Fu quindi utilizzato come casino di caccia mentre le due case, che affiancano il corpo principale, erano le abitazioni delle famiglie che si occupavano della lavorazione dei campi. L’immobile si trova all’interno di un fondo chiuso di circa 15 ha di cui 10 sono occupati da oliveto (coltivazione biologica) e 5 da bosco. Durante la seconda guerra mondiale Val di Romana è stata utilizzata come luogo sicuro da parte della famiglia (risalgono a tale periodo le due stanze dipinte, realizzate da un pittore greco che lì ha trovato ospitalità in quel periodo: Nicola Sponza). L’ultimo restauro, risalente agli inizi degli anni 2000, ha permesso l’utilizzo dell’immobile con criteri moderni, pur mantenendo invariata la sua originale struttura.